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mauro paternò?!

12 aprile 2006

Camaleonte, non caimano

Confermo quanto avevo scritto in precedenza sul “self” made man che (non) ci ha governato per cinque lunghi anni, durante i quali ha fatto quasi esclusivamente i fattacci propri: è come un serpente, per eliminarlo non basta colpirlo al corpo, bisogna proprio schiacciargli la testa.
Ha sette vite, come i gatti, oltre ad essere diabolico: dopo avere condotto una campagna elettorale estenuante, sempre sopra le righe, con accuse bassissime agli avversari e insulti all’elettorato, dopo avere fatto di tutto per essere rieletto, distribuendo in eguale misura promesse, lusinghe, minacce, il Cav. Banana, il piazzista di tappeti, tira fuori l’ennesimo coniglio dal cilindro.
Il metodo è sempre lo stesso, Silvio uccide e nega sé stesso milioni di volte e questa è l’ennesima. Ma non smette mai di stupire.
Dopo avere fortemente voluto e fatto approvare questa legge elettorale a colpi di maggioranza, ne contesta i risultati. Prodi nota giustamente che la legge l’ha voluta lui, che il voto all’estero l’ha voluto lui, che le operazioni di voto si sono svolte sotto l'egida il suo Viminale… tutto irrilevante, Silvio nega sé stesso.
Ma è ciò che è venuto dopo che ha davvero dell’incredibile, cioè l’ulteriore negazione di sé stesso fatta ieri durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, alla presenza di altri esponenti della Cdl.
Il Banana sbraitante è scomparso, non esiste più il bislacco premier vittima di tutto e tutti: degli elettori coglioni che non lo capiscono, della sinistra che lo odia, della magistratura che lo perseguita, dei giornali che congiurano contro di lui e che falsificano le sue dichiarazioni, degli imprenditori che si dichiarano insoddisfatti di lui perché ha qualcosa da nascondere, dei pubblici dipendenti che tramano contro di lui e via insultando…
Ieri Berlusconi, come David Bowie con Ziggy Stardust, ha platealmente inscenato il proprio omicidio: si è presentato in conferenza stampa tranquillo e pacato e, facendo appello al proprio senso di responsabilità – sì, proprio così, il responsabile dell’approvazione della legge elettorale che ha determinato l’instabilità politica attuale del Paese si autodefinisce responsabile! – ha offerto a Prodi i propri artigli – la mano no, non ce l’ha – e gli ha proposto di formare una grande coalizione "alla tedesca", per formare un governo basato su larghe intese.
E la rabbia, gli insulti, le urla, il gesticolare, le accuse di brogli (fatte prima dello svolgimento delle operazioni di voto, per giunta)?
Tutto dimenticato, in questa rappresentazione scenica in cui il chiassoso imprenditore che ha perso la trebisonda si presenta come leader serio e responsabile, buonista, giocando lo stesso gioco di Prodi.
Siamo esterrefatti: è proprio lui o gli hanno fatto un lavaggio del cervello? Ha provato anche lui la pozione di Jekyll e adesso è nella fase “buona”? È schizofrenico?
No, non lo è, anzi, rimane sempre lo stesso maestro di bispensiero. Prova ne sia il fatto che procede per la propria strada come uno schiacciasassi, fregandosene come sempre di tutto e tutti, anche degli alleati, figuriamoci degli avversari. Un piccolo esempio: Maroni aveva appena detto, rifiutando qualsiasi ipotesi di accordo con la sinistra, che voleva proprio vedere come avrebbe fatto Prodi a governare… le parole del magnate radiotelevisivo in questa nuova salsa buonista hanno spiazzato il povero Maroni e anche Fini, che, sobbalzando, gli ha persino chiesto di rileggere un passo della dichiarazione congiunta della Cdl – che era di tutt’altro tenore, contestando il risultato elettorale perché sarebbe necessario verificare la correttezza delle votazioni.
Il dittatore dello stato libero di Bananas se ne è fregato degli alleati, che non sono nemmeno stati preavvisati del cambio di strategia e ha fatto il suo personale spettacolino, ribadendo la necessità di “sedersi tutti attorno a un tavolo”, “serve un governo nell’interesse di tutti", "bisogna ragionare in termini di unità”… roba da voltastomaco.
Moretti si sbaglia, più che un caimano è un camaleonte, un virus mutageno. Dovremo far piangere anche le madonne di marmo per liberarcene, questo è certo.


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