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Ultimi ascolti...

mauro paternò?!

14 aprile 2006

Breso assassino!




La foto che mi ritrae qui sopra non è dovuta alla mia improvvisa follia, né mi sono messo a emulare i campioni del motocross… domenica ho fatto di peggio, convinto dal buon Breso, il maestro di pattinaggio in linea più figo del reame. Sono andato a fare downhill.
Cacchio è? È presto detto, trattasi di una cosa semplice, a dirsi. Si prendono delle
bici, tipo mountain bike, solo un po’ più fighe a vedersi, più solide e ultraresistenti, con bei freni a disco potenti, ci si veste da marziani (v. foto sopra) riempiendosi di protezioni contro gli urti (ne avevo tantissime, sopra e sotto i vestiti) si va in collina e si scende in mezzo ai boschi, senza cercare sentieri ma fuoristrada, dove capita.
Si sta quasi sempre in piedi sui pedali, su pendenze pazzesche, scendendo su sterrato, terriccio o su un tappeto spessissimo di fogliame secco che nasconde le insidie più imprevedibili – sassi, tronchi – pronte a bloccarti la ruota anteriore e a farti fare qualche bel voletto per terra, magari dopo un salto mortale. Pazzesco…
Ho avuto il mio battesimo di fuoco su Cyclon, che vedete qua sotto.



E ho anche fatto un paio di voli. Il secondo dei quali, comportando l’atterraggio su mani e testa dopo discreto voletto, mi ha convinto del pericolo insito nel fare queste cose senza allenamento e senza possedere un minimo livello di impostazione tecnica… la sedia a rotelle non è un’esperienza allettante, per cui ulteriori uscite sono rinviate a data da destinarsi.

Preferisco vivere.

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Lo (S)fascista è tornato

Nel mio post precedente c'era molto scetticismo circa la fiaba di Al Cafone (il soprannome dato in Germania all'anziano ex piduista) che diventava improvvisamente conciliante e ragionevole, disposto addirittura a trovare un compromesso con gente come Prodi (che, in quanto candidato dell'Ulivo, condividerebbe la responsabilità per presunte bolliture maoiste di bambini a scopo non nutritivo, ma fertilizzante - "è tutto documentato", ipse dixit, quindi dubbi non sono ammissibili, quando è lui a documentare).
Ad ogni modo, la parentesi benevola è già terminata e il comportamento paraschizoide cui da anni ci ha abituati il sovrano di Macherio (è lì che c'è la sua villa, non è veramente ad Arcore) lo ha portato a contestare il risultato del voto.
Anche se la sua sconfitta non è stata di larga misura, il suo comportamento irragionevole non fa che esacerbare gli animi, e ciò dopo il termine di una campagna elettorale estenuante i cui ritmi sono stati dettati sempre da lui, che non ha esitato a trascinare l'agone politico ai livelli più bassi, con quotidiane, infamanti accuse a tutti i poteri e istituzioni dello Stato.
Dopo una trasformazione camaleontica in buonista - il ruolo non gli si addiceva, infatti nessuno lo ha preso sul serio, nemmeno i suoi alleati - è ritornato con una capriola lo stravagante piazzista di sempre, intento a sopravvivere con mezzucci e conigli estratti da cilindri che, purtroppo, paiono proprio senza fondo.

Stavolta ha estratto il coniglio peggiore, i presunti "brogli", l'ultima baggianata del dittatorucolo allo sbando.
Potenzialmente la baggianata non può ribaltare il risultato elettorale, e lui lo sa bene, come pure i suoi alleati, che si limitano a dire freddamente che è necessaria una verifica, senza dire, però, che "il risultato deve cambiare" - semper ipse dixit, naturalmente. Ma la castronata non si deve sottovalutare, in quanto mette a dura prova i rapporti tra le due coalizioni, già compromessi dalla campagna elettorale, e, ancora una volta crea attrito tra il premier uscente e il Quirinale.
Si tratta dell'ennesima prova dell'incapacità del nostro di accettare le regole: invece di chiudere con dignità il proprio mandato, opta ancora una volta per il chiasso da mercato, il solito teatrino istituzionale,
la solita rissa sguaiata. Le uniche regole che abbia mai accettato, del resto, sono quelle che si è fatto da sé per scampare alle proprie responsabilità penali o per favorire i propri molteplici interessi economici. Le norme elettorali, riscritte all'ultimo e da lui fortemente volute per danneggiare gli avversari dati per favoriti, non hanno funzionato, così le contesta.

Spararle così grosse causa infiniti danni, non da ultimo danneggia l'immagine che i cittadini hanno del voto e delle istituzioni che lo hanno governato e non può che aumentare la sfiducia nell'instaurazione di un serio confronto politico per porre rimedio alla fallimentare gestione della cosa pubblica del governo uscente. Ma lui se ne fotte, come al solito, e tenta di rovesciare il tavolo a partita persa.
Che i suoi alleati adesso ancora più che in passato siano suoi ostaggi - alla luce del voto che li ha indeboliti a suo vantaggio - lo si è capito, ma adesso non gli basta più.
Ora vuole tenere in ostaggio un'intera nazione con accuse infondate e pretestuose, volte solo a prendere tempo.
Anche i suoi omologhi esteri hanno accettato il risultato elettorale, il suo amico Blair si è già complimentato con Prodi e lo stesso ha fatto il cancelliere tedesco.
Al Cafone, "the Godfather" per l'Independent, procede per la sua strada, con l'intento di sfasciare tutto: la sindrome sembrerebbe quella del "muoia Sansone con tutti i Filistei".
Ma almeno che muoia e si tolga dai piedi, una volta per tutte.

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12 aprile 2006

Camaleonte, non caimano

Confermo quanto avevo scritto in precedenza sul “self” made man che (non) ci ha governato per cinque lunghi anni, durante i quali ha fatto quasi esclusivamente i fattacci propri: è come un serpente, per eliminarlo non basta colpirlo al corpo, bisogna proprio schiacciargli la testa.
Ha sette vite, come i gatti, oltre ad essere diabolico: dopo avere condotto una campagna elettorale estenuante, sempre sopra le righe, con accuse bassissime agli avversari e insulti all’elettorato, dopo avere fatto di tutto per essere rieletto, distribuendo in eguale misura promesse, lusinghe, minacce, il Cav. Banana, il piazzista di tappeti, tira fuori l’ennesimo coniglio dal cilindro.
Il metodo è sempre lo stesso, Silvio uccide e nega sé stesso milioni di volte e questa è l’ennesima. Ma non smette mai di stupire.
Dopo avere fortemente voluto e fatto approvare questa legge elettorale a colpi di maggioranza, ne contesta i risultati. Prodi nota giustamente che la legge l’ha voluta lui, che il voto all’estero l’ha voluto lui, che le operazioni di voto si sono svolte sotto l'egida il suo Viminale… tutto irrilevante, Silvio nega sé stesso.
Ma è ciò che è venuto dopo che ha davvero dell’incredibile, cioè l’ulteriore negazione di sé stesso fatta ieri durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi, alla presenza di altri esponenti della Cdl.
Il Banana sbraitante è scomparso, non esiste più il bislacco premier vittima di tutto e tutti: degli elettori coglioni che non lo capiscono, della sinistra che lo odia, della magistratura che lo perseguita, dei giornali che congiurano contro di lui e che falsificano le sue dichiarazioni, degli imprenditori che si dichiarano insoddisfatti di lui perché ha qualcosa da nascondere, dei pubblici dipendenti che tramano contro di lui e via insultando…
Ieri Berlusconi, come David Bowie con Ziggy Stardust, ha platealmente inscenato il proprio omicidio: si è presentato in conferenza stampa tranquillo e pacato e, facendo appello al proprio senso di responsabilità – sì, proprio così, il responsabile dell’approvazione della legge elettorale che ha determinato l’instabilità politica attuale del Paese si autodefinisce responsabile! – ha offerto a Prodi i propri artigli – la mano no, non ce l’ha – e gli ha proposto di formare una grande coalizione "alla tedesca", per formare un governo basato su larghe intese.
E la rabbia, gli insulti, le urla, il gesticolare, le accuse di brogli (fatte prima dello svolgimento delle operazioni di voto, per giunta)?
Tutto dimenticato, in questa rappresentazione scenica in cui il chiassoso imprenditore che ha perso la trebisonda si presenta come leader serio e responsabile, buonista, giocando lo stesso gioco di Prodi.
Siamo esterrefatti: è proprio lui o gli hanno fatto un lavaggio del cervello? Ha provato anche lui la pozione di Jekyll e adesso è nella fase “buona”? È schizofrenico?
No, non lo è, anzi, rimane sempre lo stesso maestro di bispensiero. Prova ne sia il fatto che procede per la propria strada come uno schiacciasassi, fregandosene come sempre di tutto e tutti, anche degli alleati, figuriamoci degli avversari. Un piccolo esempio: Maroni aveva appena detto, rifiutando qualsiasi ipotesi di accordo con la sinistra, che voleva proprio vedere come avrebbe fatto Prodi a governare… le parole del magnate radiotelevisivo in questa nuova salsa buonista hanno spiazzato il povero Maroni e anche Fini, che, sobbalzando, gli ha persino chiesto di rileggere un passo della dichiarazione congiunta della Cdl – che era di tutt’altro tenore, contestando il risultato elettorale perché sarebbe necessario verificare la correttezza delle votazioni.
Il dittatore dello stato libero di Bananas se ne è fregato degli alleati, che non sono nemmeno stati preavvisati del cambio di strategia e ha fatto il suo personale spettacolino, ribadendo la necessità di “sedersi tutti attorno a un tavolo”, “serve un governo nell’interesse di tutti", "bisogna ragionare in termini di unità”… roba da voltastomaco.
Moretti si sbaglia, più che un caimano è un camaleonte, un virus mutageno. Dovremo far piangere anche le madonne di marmo per liberarcene, questo è certo.


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11 aprile 2006

Non lamentiamoci troppo

Meglio non lamentarsi per come sono andate le elezioni...
Secondo il Giornale - lo so, fa schifo, ma la notizia è degna di nota - ieri sera tra i libertini della Cdl, nella sbornia della rimonta numerica guardate un po' quali erano gli scenari dati per possibili:

"L'idea che in serata era balenata di un ticket tra Silvio Berlusconi e Pier Ferdinando Casini rispettivamente per il Quirinale e Palazzo Chigi è tramontata con l'affermazione dell'Unione alla Camera."

Insomma, nonostante la vittoria di strettissima misura, ci è pure andata bene.

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Torta indigesta

La giornata di ieri è stata stranissima, la serata peggio.
Al pomeriggio ho deciso di fregarmene. Niente sondaggi, exit poll e fesserie del genere, tanto ogni volta sbagliano. Ho deliberatamente deciso di ignorare la bagarre delle prime ore e ho pure dormito un’ora prima di cena. Ho cenato, a tv spenta, poi ho scritto qualche email. Controllando le prime notizie su internet ho iniziato distrattamente a seguire il testa a testa. Panico… Arriva, attesa, la chiamata di un amico, è solo a casa perché la moglie è all’estero. “Ti va di passare? Proprio non ce la faccio a seguire i risultati da solo”. Prendo la macchina, arrivo a casa sua e inizia l’agonia.
A quanto pare, dopo l’iniziale trionfalismo la sinistra si è ridimensionata: l’egemone mediatico è come i serpenti, bisogna schiacciargli la testa per metterlo fuori combattimento, ed è pronto a mordere appena giri la testa. La legge elettorale (la “porcata” di Calderoli, ipse dixit) ha funzionato, e la Cdl rimonta. Di più, le aspirazioni dei gregari postfascisti e postciellini, che già affilavano i coltelli alle sue spalle per scaricarlo, escono fortemente disattese: è sempre lui a dirigere il gioco, Fini e Casini devono starsene zitti e muti, come hanno fatto in cinque anni di scellerato governo, in cui, strepiti e urlettini di facciata a parte, gliele hanno fatte passare tutte.
La cosa che più stupisce, come dice Sartori, è il fatto che le sue tv sono realmente potenti: il tonfo dei forzisti, tanto atteso, non c’è stato.
Alla Camera e al Senato i due schieramenti si fronteggiano testa a testa, lo scontro porta in testa ora l’uno, ora l’altro… io e il mio amico passiamo la serata passando da un canale all’altro, intenti a fissare il diagramma a torta del Viminale, quasi perfettamente spaccato a metà tra il giallo berlusconiano e il funebre viola prodiano, tifando per il colore viola. Lattine di birra in mano costituiscono il nostro irrinuciabile sostegno morale. I risultati sono in ultraritardo, e la cosa un po’ puzza.
Siamo all’alienazione, si finisce per scambiare l’effetto per la causa. Dai, linea, spostati di qualche decimo di grado più in là e siamo a posto… un po’ come in Comma 22 di Joseph Heller, dove Yossarian e i commilitoni trascorrono il tempo a fissare la linea del fronte sulla cartina geografica del comando, sperando che si sposti da sola fino a conquistare Bologna, finché Yossarian non la sposta manualmente, convincendo tutti, generali inclusi, che la città è stata presa.

Ore e ore a guardare le torte del Senato e della Camera, la prima sempre più destrorsa, la seconda sempre meno di sinistra, ma per ora tiene botta. Cercando di scorgere il decimo di grado della linea di divisione, in più o in meno, che può fare la differenza. Sembra che sia un po' a destra... o è un po' più a sinistra?

È alla Camera che si gioca il tutto col premio di maggioranza, Pannella da Mentana accusa il Governo di avere fatto una legge elettorale a proprio uso e consumo e Scajola se la ride sotto i baffi, Fede gongola, il senso di rabbia e impotenza è ben palpabile, lo scippo elettorale gli sta riuscendo alla perfezione.

La cosa che brucia di più è che, a fronte dell’insoddisfazione generale nei confronti di questo governo, la gente continua a votarlo.
È pazzesco, la sensazione è che non ce ne libereremo mai, che l’Italia sia un paese di fessi che vogliono essere presi in giro.
La sinistra dovrebbe imparare questa inconfutabile realtà e cominciare a vendere le pentole in tv come fa da sempre l’egemone: la gente si compra tutta la batteria, anche se sa che è una fregatura e che non c’è diritto di recesso per il teleacquisto.

Me ne torno a casa alle 2.30, senza sapere il risultato definitivo, sfinito, dopo ore trascorse a guardare i diagrammi del Viminale e a sussultare ogni volta che lo schermo faceva un refresh: sono cambiate le percentuali, hanno chiuso altre sezioni? No… sì… Siamo giunti anche a gioire per lo 0,108% di vantaggio dell’Unione alla Camera, a fare calcoletti all’una di notte su un foglio di carta per scoprire che mancano ancora pochi voti, ma che saranno comunque decisivi per il risultato finale.
All’alba mi sveglio per vedere il risultato… la Camera è dell’Unione (benissimo, c’è il premio di maggioranza) e il Senato della Cdl, il Paese è come le torte del Viminale, spaccato a metà. Il futuro è quanto mai incerto. Bonaiuti fa già sapere che FI contesterà i verbali, era ovvio che sarebbe successo. Figurarsi se riescono a resistere alla tentazione di delegittimare la vittoria – comunque di Pirro – avversaria. Si preparano tempi duri, probabilmente ci saranno nuove elezioni, a spese nostre e dello Stato, che ha bisogno di interventi radicali in tempi rapidi. L'operazione delle destre, tesa a rendere ingovernabile il Paese con la nuova legge elettorale, è riuscita. Si tratta di una ultima prova dell'irresponsabilità e incoscienza delle destre, che rischiamo di scontare noi sulla nostra pelle.

Chi sperava di guarire dall’ulcera coltivata negli ultimi cinque anni si deve ricredere, le torte che ci ha preparato la maggioranza sono pesanti da digerire.


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10 aprile 2006

Stati di agitazione

I Francesi sono dei fighi, io lo dico sempre. Sono un popolo che ha indubbiamente i propri difetti, come la grandeur, la supponenza, lo snobismo, una buona dose di stronzaggine... però una cosa non gli manca: gli attributi. Altro che noi poveri scemi.
In Francia, appena il Governo si permette di fare qualcosa che non va alla gente, i Francesi non perdono un minuto: prima si incazzano, poi si organizzano, scendono in strada a protestare e, se gli pare il caso, sfasciano pure tutto.
Qualche tempo fa i camionisti francesi arrivarono per protesta a paralizzare
il Paese con blocchi stradali per diversi giorni - in certe zone non arrivava nemmeno il cibo, cose da pazzi. Impensabili da noi, del tutto inadatti a rischiare in prima persona per i nostri interessi… troppa fatica scendere per strada, quindi restiamo in casa. A guardare la tv.
In Francia la gente agisce, protesta, lotta – a volte, anche con le forze dell’ordine – e, alla fine, vince. Già, perché Chirac e De Villepin, dopo due mesi di braccio di ferro con i manifestanti, hanno alla fine annnunciato che la legge sul CPE sarà tolta di mezzo; il contratto di primo impiego (che permetterebbe alle aziende di licenziare senza giusta causa i minori di 26 anni entro i due anni dall’assunzione) risultato alquanto indigesto ai giovani scesi in piazza a protestare, fra un po’ sarà solo un ricordo. Con buona pace dei fautori della flessibilità.
In Italia il mercato del lavoro sta anche peggio di quello francese, ci sono solo interinali che fanno qualsiasi tipo di lavoro, i CO.CO.CO., i CO.CO.PRO., abbiamo contratti a tempo determinato di ogni specie, anche rinnovabili ogni tre mesi con sms un’ora prima della scadenza (questa è di Luttazzi).
E non succede nulla, nessuno fa niente.
In Francia i giovani hanno fatto sapere che l’agitazione continuerà finché la disciplina sul CPE non sarà abrogata.

In Italia esiste un solo evento che potrebbe originare qualcosa di simile ai disordini francesi: l'interruzione del campionato di calcio di serie A a metà stagione.

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Col fiato sospeso

Poche ore ancora e sapremo se, da qui a cinque anni, ci troveremo per strada a suonare le pentole come in Argentina (dopo ulteriori ricette economiche Tremonti-style sarebbe inevitabile) oppure se le azioni della Cesare Ragazzi Group crolleranno.
Magari i trapiantati potrebbero scoprire di avere perso il proprio appeal presso le masse. Speriamo.

Non siamo i soli a pensare che potrebbe verificarsi la seconda eventualità, se ieri sera, durante l'ultima parte del Signore degli Anelli su Italia 1, i messaggi in sovraimpressione tentavano disperatamente di richiamare le masse teledipendenti al voto, spingendosi addirittura a ricordare che "votare è un diritto e un dovere stabilito dall'art. 48 della Costituzione". Patetico.

Ma a lui quando mai è fregato qualcosa del diritto di voto?
Della Costituzione, poi, meglio non parlare...
Tuttavia è un chiaro segno del fatto che da quelle parti si sta a chiappe strette, malgrado la perenne ostentazione dei propri denti. Buon segno...

Incrociamo le dita.

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07 aprile 2006

Il canto del topolino

Anche La Stampa - che non può essere certamente considerato giornale di comunisti, ma siamo certi che sarà subito inserito nella lista nera del Cav. Banana - non prende più sul serio le affermazioni del telemagnate iperchiacchierone, sbraitante contro tutti e tutti nell'ultima ora dell'operetta (non priva di spunti tragici) che è stata la sua esperienza di governo. Spunti tragici, perché ha comportato la nostra esperienza del suo governo.
L'articolo che segnalo, a firma di Ugo Magri - chiaramente anche lui un comunista - è reperibile QUI.
Segnalo comunque che anche i giornalisti in genere - anche loro bollitori di bambini a scopo fertilizzante, sia chiaro, nessuno escluso, nemmeno i servitori che lavorano per lui - non accolgono seriamente i suoi proclami, anzi, la sparata di ieri è stata proprio frutto di un evento particolare. Lo stravagante premier si è accorto, mentre lanciava le ennesime accuse ai giudici - rei del peggior delitto concepibile da mente umana, volere punire i reati anche quando commessi da persone che sono assurti ad alte cariche dello Stato - che la platea di giornalisti della conferenza stampa non era proprio serissima...
Ma ecco com'è andata:

[...] Berlusconi s’è presentato ai giornalisti carico come una molla. Era chiara fin dall’inizio la sua intenzione di creare il caso. Però forse non sarebbe arrivato agli epiteti contro i magistrati se qualche sorriso colto tra i cronisti delle prime file non gli avesse dato il là. «Inutile che ridiate, signori della sinistra», è letteralmente esploso, «è assurdo che mentre io lavoro giorno e notte ci siano funzionari pubblici che tramano contro di me. E’ un’infamità assoluta che si usino questi mezzi per spingere i cittadini verso un determinato voto. Riflettano i cittadini sul futuro che si preparerebbe se la sinistra, in combine con questi indegni magistrati, prendesse la maggioranza in Parlamento». A quel punto, s’è alzato e se n’è andato. [...]

L'ennesimo colpo di teatro, l'ennesima esasperazione dei toni in questo canto del cigno interminabile, nel perenne tentativo di nascondere agli elettori, con gli strepiti quotidiani, che, dopo tante promesse, la montagna ha partorito in cinque anni solo il proverbiale topolino. Che è stato l'unico a guadagnarci.
E adesso teme di essere rimandato a casa.
Manca poco al silenzio preelettorale, tuttavia sono certo che lo violerà, si inventerà qualcosa, qualche bomba finta, un falso attentato alla propria persona, di sicuro inscenerà qualcosa per violare le regole.
Che, si sa, gli stanno strette.
Teniamo duro, manca poco alla sua cacciata, anche se temo che dopo la sua sconfitta, i toni non miglioreranno di certo e continuerà il lavaggio del cervello mediatico.
Speriamo che gli Italiani si siano vaccinati dopo cinque anni.

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06 aprile 2006

Il tempo dei pagliacci



Così ieri sera Giuliano Ferrara ha condotto "Otto e Mezzo", trasmissione notoriamente "obiettiva" e "seria".
Ferrara, si sa, fa sempre il suo lavoro con grande imparzialità e senza cercare di tirare acqua al mulino del suo premier, non sia mai...
La pagliacciata di ieri sera per "protestare".
Per cosa?
Perché le istituzioni, i giornalisti e il giudizio negativo di buona parte dell'opinione pubblica hanno impedito a Berlusconi di violare la par condicio: il bislacco magnate dell'etere - in quanto grande cloroformizzatore delle masse a mezzo teletrasmissioni - voleva fare un soliloquio nel corso della trasmissione Terra - su Canale 5, senza contraddittori dell'opposizione (Prodi si era rifiutato perché invitato all'ultimo minuto: l'anziano ipotricotico voleva andare in onda ugualmente, alla faccia della par condicio, salvaguardata, a suo dire, dal fatto che, ad intervistarlo, ci sarebbero stati giornalisti orientati a sinistra).
Tutti si sono rifiutati, trattandosi di una palese violazione della par condicio.
Ferrara c'è rimasto male e ha reagito così.
Tutto sommato, la conduzione è stata meno sgradevole del solito: Ferrara è stato inquadrato ogni 5 secondi, ma ci ha risparmiato, almeno per una volta, il fastidio dell'audio.

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Non se ne può più

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Da ieri c'è una sorpresa per chi, come me, ha un indirizzo di posta elettronica su supereva o freemail: fra i banner in alto ne compare uno, con una certa insistenza, che ritrae il faccione - di bronzo - e il simbolo del partito - si fa per dire, "partito" - del deus ex machina dei destini d'Italia...
Si è insinuato pure nella nostra posta elettronica.
Se non altro è un segno che ormai è alla frutta: l'anima al diavolo l'ha già venduta, fra un po' arriverà a promettere a chi lo vota una batteria di pentole in omaggio, portata a domicilio dal fido Mastrota.
48 ore all'alba - vale a dire al silenzio preelettorale.
Almeno non avremo più populismo, oltre che in TV e sui giornali, anche nella cartella Posta In Arrivo della nostra webmail.

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04 aprile 2006

E tu dove sei?

Elezioni 2006. Io sono qui. E tu dove sei?

Se cliccate sul link qua sopra, potete verificare la vostra posizione politica rispetto ai partiti... il funzionamento del questionario è semplice, ci sono un certo numero di affermazioni politiche, alle quali si deve assegnare il proprio livello di gradimento. In base alle risposte, alla fine un algoritmo, semplicissimo, per la verità, calcola il tuo orientamento politico. Carino...

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