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Ultimi ascolti...

mauro paternò?!

30 ottobre 2005

Sui roller come Snoop

È una vera goduria andare sui pattini in linea: ho ripreso la settimana passata dopo uno stop forzato di un mesetto, per una distorsione rovinosa alla caviglia - causa: caduta pazzesca, per giunta avvenuta su un rettilineo.
Questo sabato, alla terza sessione dalla ripresa dell'attività, ho fatto un tentativo di frenata girando di scatto, che stava per risolversi nel secondo infortunio della stagione (non sono ancora in grado di frenare).
Responsabilizzato dallo scampato pericolo, mi sono quindi esercitato nella pratica, certamente un po' meno rischiosa, di andare su un piede solo il più possibile.
Attività coronata da un discreto successo: conseguente sorriso estatico (stile illuminazione zen), rafforzato dalla colonna sonora della pattinata: Roni Size - New Forms (e che c'è di meglio per intripparsi?). Mistico.
Un consiglio, per chi pattina e vuole sentirsi figo a mille durante le sessioni di pattinaggio: se volete schettinare con l'andatura sciolta e morbida alla Snoop Doggy Dog - consiglio l'ascolto, durante gli allenamenti, di alcuni dischi di Hip Hop in italiano, che ultimamente mi prendono molto. Li elenco quale playlist guida all'attuale panorama del rap:

Rischio a.k.a. Jimmi Spinelli - Lo Spettacolo È Finito;
Gopher D - Lu Servu De Diu;
Microspasmi - 13 Pezzi Per Svuotare La Pista;
Microspasmi - 16 Punti Di Sutura;
Club Dogo - Mi Fist;
Inoki - Fabiano Detto Inoki;
Stokka & Madbuddy - Bloc Notes;
Il Lato Oscuro Della Costa - Il Promo;
Polly E Nada - Delitto Perfetto.

I pezzi di questi dischi sono un'ottima colonna sonora per qualche pattinata, le basi e le metriche sono validissime.
Negli ultimi due casi le basi sono tipo i Wu-Tang degli inizi: roba seria, insomma...

Anche se certe cose dell'hip hop nostrano sinceramente fanno ridere e il tutto a volte rischia di suonare un po' come musica da ragazzini...
Alcuni esempi: almeno un pezzo sulla maria lo fanno tutti, vantandosi di tutti i cannoni che si fanno; anche sentire un italiano che dice yo, bro, fra, oppure sentirlo che parla di vita nel ghetto (?!) fa un po' storcere il naso.
Tuttavia per me fa parte del divertimento anche questo.

Il rap è sempre stato uno dei miei punti deboli... sentire dei beats grassi e sporchi forti come shiaffoni con dei bei bassi potenti e uno incazzato che ci urla sopra a tempo mi fa stare davvero troppo bene.

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18 ottobre 2005

Mamma, ha cominciato lui!

(da Repubblica online del 18/10/2005)

Il divo Silvio, sui rapporti con Prodi: "Che volete? Io non lo attacco mai. Ieri ho fatto solo una battuta. È lui che me ne dice di tutti i colori. È anche andato da Chiambretti a dire che non ho fatto le grandi opere. Poi ha detto che lui era lì a Caceres quando avrei fatto le corna e invece non è vero. Io rispondevo solo ad un bambino. Insomma tante bugie".

Quindi lui ha fatto fare all'Italia la storica figuraccia delle corna durante la foto ufficiale non per colpa sua, ma di un bambino che lo avrebbe provocato.

Il fatto che uno che sarebbe il Presidente del Consiglio si metta a bisticciare coi bambini durante le occasioni ufficiali, secondo lui, dovrebbe essere naturale e lasciarci del tutto indifferenti.

Sorvolando sul fatto che sì, certamente in quell'occasione a Caceres doveva essere pieno di bambini, la cosa è assolutamente normale...

12 ottobre 2005

My Generation

Noi generazione post B.R. figli della bomba
Voi generazione di P.R. figli della bamba


(da: Club Dogo - Cronache Di Resistenza [Hard To Do])


Azienda un cavolo 2

Ritorno sul tema di un precedente post.
L’altra mattina ho partecipato ad una riunione tra i rappresentanti di alcuni enti locali (uno di questi era appaltante per la fornitura di un certo servizio), i rappresentanti dell’ente appaltatore (che ha in concreto la gestione di questo servizio) e i rappresentanti dell’ente gestore dell’infrastruttura necessaria alla prestazione del servizio.
Sottolineo preliminarmente che trattasi di servizio pubblico che, come tale, riveste una certa importanza e deve essere prestato al di sopra di un livello minimo - predeterminato mediante atti normativi degli enti locali di cui sopra. Bisogna premettere anche che, prima delle privatizzazioni, questo servizio era erogato direttamente dallo Stato, per mezzo di un ente pubblico costituito per tale scopo. La gestione, pertanto, non rispondeva perfettamente ai canoni dell’efficienza, essendo inevitabilmente affetta dagli sprechi, dalla lentezza e dalla burocrazia, fenomeni tipici dell’apparato statale. Ricorderete certamente tutti gli slogan di chi, assumendo il modello aziendale quale archetipo della gestione efficiente tout court, ne auspicava l’introduzione nello Stato, proprio per migliorare la gestione della cosa pubblica. Sono così stati privatizzati molti enti pubblici. Ciò anche allo scopo, certamente non trascurabile, di alleggerire le spalle dello Stato dagli oneri economici necessari per la prestazione di certi servizi.Proprio in quel periodo nasceva l’odiosissima, oltre che stupida, espressione “azienda Italia”, quasi che uno Stato fosse comparabile alla fabbrichetta del Sig. Brambilla.

Attualmente il servizio di cui si parla è prestato da una S.p.A., sia pure controllata dallo Stato.
Sono state eliminate davvero le inefficienze, con l’avvento della gestione di tipo aziendale?
Alla riunione di ieri è emerso che il gestore dell’infrastruttura (privato) ha operato una riduzione – sia pure legittimamente, in quanto non è andato al di sotto dei servizi minimi – di alcune prestazioni che hanno una immediata ricaduta sulla collettività, senza concordare alcunché con gli enti locali interessati, eliminando di fatto certe tipologie di servizi per alcune persone. In compenso non ha preventivamente concertato con le amministrazioni competenti alcuna misura per compensare la mancanza di fornitura di quel servizio, che configura comunque un danno sostanziale e sensibile per la comunità.
Senza scendere appieno nei profili procedurali, giova analizzare le ragioni di tale eliminazione: “era antieconomico fornire quel servizio” (sic). Chi se ne frega, diciamo noi: devi fornirlo per legge, compenserai con gli altri settori che hai in attivo, anche in considerazione del fatto che le tariffe si avvicinano ormai al prezzo d mercato, visti i continui adeguamenti applicati nel tentativo di aumentare i profitti il più possibile.
Ma l’amministratore delegato aveva già pronta la soluzione: “se ci tenete alla fornitura di quel particolare servizio in una certa zona, possiamo cedere gli impianti antieconomici in comodato agli enti locali, che si faranno carico di tutti i costi, di gestione e di manutenzione delle strutture, in modo da permettere la prosecuzione della fornitura del servizio da parte dell’appaltatore”. Che gentile.
Vediamo sostanzialmente che significa: di fronte ad uno Stato inefficiente e inadeguato (ma che forniva un certo servizio a una tariffa inferiore al prezzo reale di mercato) si decide la privatizzazione degli enti gestori dei servizi pubblici, ignorando le cassandre che pongono l’accento sull’inadeguatezza del privato a fornire tali servizi, essendo il funzionamento di un’azienda basato esclusivamente sulle logiche di profitto, inconciliabile con l’effettuazione di un servizio di pubblica utilità.
Alla prova dei fatti, il privato, ragionando in un’ottica di profitto, ha teso a ridurre il servizio, per eliminare i costi legati all’effettuazione di prestazioni poco remunerative, per massimizzare le entrate; però trattasi di servizio essenziale per la comunità: e allora?
Allora, se tu, ente locale, vuoi un servizio dal privato, devi tenerlo indenne dai costi – cosa che un’azienda dovrebbe riuscire fare da sola, se è efficiente. In pratica un servizio gestito (male) dallo Stato con oneri gravosi è stato trasferito a società "private" che lo gestiscono (altrettanto male): in più, queste ora ricattano la comunità perché si faccia carico degli oneri dovuti all’effettuazione del servizio, pena la cessazione del servizio stesso.
Gli oneri per il servizio, sono passati dallo Stato alle S.p.A. e adesso rimbalzano sugli enti locali – in ultima analisi, scaricati di nuovo sulla collettività. Alle S.p.A., gli introiti.
Che efficienza! Complimenti vivissimi!

04 ottobre 2005

Volemose bbene

Stamattina sono ad una riunione con dei dirigenti di alcune società esercenti un servizio.
Bisogna fare dei chiarimenti sulle responsabilità per alcuni disservizi, da dividere tra i soggetti appaltatori.
In poche parole, ci sono quasi 500 report sul tavolo da esaminare, e questo per quel che riguarda un solo tipo di carenza nel servizio.
La situazione deve essere verificata con l'ausilio di un dirigente di un terzo ente che ha effettuato il monitoraggio del servizio reso dagli altri due (appaltatori) per conto dell'Ente che ha commissionato il servizio stesso, cioè l'appaltante.
Il nostro anfitrione di questa mattina, l'Ing. XXX, è uno dei capoccia dell'ente di monitoraggio.
Un tipo curioso, l'Ing. XXX: romano, elegante, abbronzato, sulla quarantina, tutti i capelli al proprio posto, parlantina fluente e simpatico.
Al vedere le pratiche sul tavolo in radica da venti miliardi, esclama: “Ommadonna, ma che, se le dovemo guardà ttutte? Ma nun è che se po' evità? No, voi state a scherzà...”.
Non mi spiego la sua ritrosia di fronte a ciò che dovrebbe essere frutto del suo lavoro.
Poi l'arcano si svela: non ha nemmeno idea di come siano state predisposte, sistematizzate e catalogate le schede di rilevazione. Non se ne è occupato lui, ma qualcun'altro.
- “Quello che è annato in pensione, l'Ing. YYY, che, poi, nun è cche se ne è annato proprio senza traumi, eh! Nun s'è chiuso proprio bene er rapporto collazzienda. L'artro che aveva lavorado collui è morto tre mesi fa, ggiuro! Nun è corpa mia! Nun ciò nnessuno che me sa ricostruire 'sto lavoro!”.
- “Ma il lavoro di base, chi lo ha fatto? Ci sarà pure qualcuno che ha fatto il lavoro...”.
- “Eh, 'mbè, 'o sapete come vanno 'ste cose, erano tutti cor contratto a termine, sicché nun so proprio come raccapezzamme!”.
- “Senti, XXX, siamo amici da un pezzo, però è un problema tuo, si tratta del lavoro della tua società.”
- “Ciò 'o so, ma sette devo dì lla veridà, nun ne ho guardata nemmeno una.”
- [alterato] “Ma non può essere che abbiamo organizzato questa riunione per niente!”
- [con voce suadente] “...Ascorta, semo tutti troppo tesi, 'o dicono pure gli arabbi che se discute mejo se sse magna quarcosa. Cheddici se ordinamo quarcosa dar bar quassotto?”
- ...
- “Nun dimme de no, un caffè serve a tirasse su, poi se discute mejo colla testa lucida.
[visto il rifiuto del committente cerca l'appoggio dei presenti]
"Armeno voi prendete quarcosa. Voi chevvolete?”
- “Caffè.” - “Caffè.” - “Caffè.”
- “Beh, nun è che cianno solo quello, ar bar. Ahahahah...” [strappa qualche risolino sparso]
- ...

Arrivano i caffè e si riprende a discutere.

- “No, dai, quello che mi state acchiede è un lavoro improbbo, improbbo, nun sta' a dimmelo, dai!”
- ...
- “Nun è che poi farlo controllà te da arcuni dei tuoi?”
- [irritato] “Guarda che è un problema tuo, perché il lavoro è tuo, è per questo che vi paghiamo.”
- “No, perché, veramente, ciollaggennda piena de 'mpegni e nun so come cavamme dai pasticci, oggi!”
- ...
- “Nun è che ppotemo scrive ner verbale che le abbiamo controllate e verifigate senza farlo davvero? Poi ar tuo capo je famo una relazzione che ddice che è tutto apposto.”

!!!

Insomma, uno spettacolo. Dalle nove e mezzo del mattino fino a mezzogiorno e mezzo va avanti così: ad un certo punto si tenta di fare un esame al momento dei singoli report, ma costui inizia a contestare tutto, anche la veridicità del loro contenuto (ricordo che è la sua azienda ad aver prodotto quel monitoraggio).
Un sacco di tempo lo passa a fare battute e a buttare tutto in vacca: alcune perle le ho dimenticate... avrei voluto segnarmele, ma non avevo la possibilità di farlo senza farmi beccare.
Ridere, ci ha fatto ridere di certo, in più di un'occasione.

Alla fine si rinuncia all'esame... niente da fare. Solo una microscopica parte del lavoro è stata svolta e si rinvia il resto ad un successivo incontro. Se ne vanno tutti scornati...

Ma io sono felice: non solo ho passato una mattina fuori dall'ufficio (un piacere senza prezzo) ma, soprattutto, ho visto all'opera un maestro del temporeggiamento, un artista dell'aggiramento, un campione della captatio benevolentiae... Per farla breve: un vero cialtrone di successo.

Parafrasando Pennac, una cosa è certa: costui ha capito qualcosa che noi non capiremo mai.