Classe (si fa per dire) dirigente veneta
Ieri mattina, come quasi ogni giorno, compro il quotidiano prima di salire in treno. Mi piace essere informato su quanto succede nel mondo. Ieri si dà il caso che io abbia preso il Corriere della Sera, anche perché c'era il doppio gusto: il Corriere del Veneto in omaggio.
Possiamo dire che il primo è il giornale più serio, quello delle notizie e dei fondi interessanti, come l'intervento sulla storia del multiculturalismo nel mondo di ieri: una lettura stimolante per la riflessione sulle attuali condizioni del multiculturalismo nell'orbe terracqueo, in questi tempi di guerre preventive, di democrazie che si esportano all'estero un po' come le pizze, ma a suon di bombe, di scontri tra culture...
Il secondo giornale riporta le notizie di rilievo locale, con articoli di cronaca spesso pittoreschi, soprattutto quando riportano gli atti e le dichiarazioni degli amministratori pubblici, non soltanto quelli di enti più vicini ai cittadini come Provincia e Comune, ma anche quelli della Regione.
Sembrerebbe incredibile a chi vive in una regione normale che anche gli assessori o i Presidenti di Regione possano essere spunto di ilarità, ma non a chi vive nel Veneto, che deve leggere quasi quotidianamente le improvvide dichiarazioni dei personaggini locali in cerca di voti o semplicemente di notorietà, si tratti del tempestoso Presidente o dei vari assessorucoli o degli esponenti della maggioranza (ma anche la minoranza le spara grosse a volte) del Consiglio Regionale.
È andata così anche ieri mattina: dopo il gustosissimo articolo tratto dal New York Times, mi è toccato leggere questa notizia, che potete leggere QUI come appariva nel riassunto in prima pagina e QUI in versione integrale.
La compagine politica che sfortunatamente governa questa parte di territorio italiano purtroppo supera ogni volta sé stessa, quando si tratta di fare sfoggio di mancanza di cultura, maleducazione, intolleranza... c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Ma ieri si sono superati: tale Diego Cancian, consigliere regionale di PNE (Partito Nord Est, il partito di Giorgio Panto, il personaggio che, tutto sommato, ci ha salvato da un altro governo Berlusconi sottraendo voti importantissimi alla Cdl) ha comunicato alla stampa di avere intenzione di proporre la prossima settimana una legge regionale per vietare agli ospedali pubblici e alle cliniche convenzionate di assumere infermieri immigrati. Leggendo queste parole mi sono tornate alla mente le leggi razziali del ventennio fascista.
No, mi sono detto, stavolta non possono averla fatta così grossa... eppure rileggo, ed è proprio così. Il PNE, fin dal nome, tradisce evidente la propria visione estremamente localista della politica... va bene, trattasi di partito espressione del popolo della partita I.V.A. del Veneto, quindi che facciano fesserie del genere ce lo si può anche aspettare. Ma non è così nel caso dell'Assessore regionale alla Sanità Flavio Tosi, che dichiara candidamente, come se nulla fosse: “Non vogliamo che i nostri ospedali si riempiano di extracomunitari” (sic).
Per quale motivo? Pare che si siano verificati alcuni casi di infermieri musulmani che si sarebbero rifiutati di obbedire alle disposizioni loro impartite da superiori donna (es. tipico, la caposala). Sembra che un caso si sia verificato presso la clinica privata “Rizzola” di San Donà di Piave (l'avrebbe denunciato un medico ma la direzione smentisce).
Ma torniamo ai nostri due beniamini: l'immaginifico Cancian fa di tutta l'erba un fascio e se ne esce con frasi come questa: “I dogmi musulmani sono inconciliabili con il nostro sistema sanitario, che esige tempestività e disciplina, con il modo di essere e di pensare degli italiani”. Trattasi quindi di un fine conoscitore, oltre che del Corano e della religione islamica, anche dei principali caratteri sociologici dell'archetipo dell'italiano. Se si parla di tempestività, in verità, avremmo delle riserve ad attribuire tale caratteristica agli italiani, come pure crediamo che la disciplina non rientri proprio tra le nostre doti peculiari.
Circa la bella proposta di legge che sarà presentata dal partito dell'imprenditore diventato famoso grazie al programma televisivo degli anni '80 “Colpo grosso” (del quale era lo sponsor) Tosi dice: “Ideologicamente la appoggio [!!!] anche il mio assessorato tende a non incentivare le varie richieste di formare e facilitare l'inserimento di personale di etnie non facilmente integrabili con lingua e tradizioni italiane”.
In base a quali valutazioni, e di chi, si stabilisca in modo incontrovertibile la particolare non integrabilità di una certa etnia, proprio non riusciamo ad immaginarlo. Ma Tosi ci soccorre: “Ho cestinato decine di queste domande.” Cestinare è un po' diverso da "non incentivare". Naturalmente è lui che può liberamente valutare chi deve essere discriminato nella politica delle assunzioni degli ospedali per motivi etnici e religiosi: perché con la legge proposta si tratterebbe di istituzionalizzare la discriminazione etnica e religiosa, alla faccia dei diritti fondamentali garantiti a tutti dalla nostra Carta Costituzionale.
Ma Tosi appare consapevole almeno di questo aspetto. Anche se resta fermo che “corriamo il rischio di riempire gli ospedali di immigrati e questo non lo vogliamo” - Dio ce ne scampi! - sembra rendersi conto che “...messa giù [sic!] come dice Cancian, la legge sullo stop alle assunzioni di musulmani rischia di avere un profilo incostituzionale [rischia? Ma va? Solo un profilo?] e quindi di crollare al primo ricorso”. E allora? Pensate che costoro ne deducano l'impossibilità pratica di attuare i propri propositi discriminatori? Macché: l'unica conseguenza che ne trae Tosi è che la legge “Va pensata diversamente”. Tutte cose dichiarate senza vergogna ai giornali, come in una seduta di autoanalisi nella quale emergono tutti i pregiudizi e la mentalità retriva di questa classe dirigente, che di classe ne dimostra ben poca.
Un'altra giustificazione che l'assessore fornisce alle proprie asserzioni è che “la loro preparazione non è al livello della nostra, alla quale non è giusto equipararla. Non dimentichiamo che gli infermieri italiani sono laureati”.
In linea di principio l'argomento potrebbe anche reggere, se fosse fondato, beninteso. Però c'è un passo falso. Il buon Tosi infatti, dichiara poi bellamente che, visto che la legge da proporre la prossima settimana è difficile che non presenti profili di incostituzionalità, per arginare il numero di infermieri extracomunitari, invierà a settembre alle U.S.L. una circolare che imporrà loro di non assumere più infermieri, ma operatori socio sanitari (quindi non sussiste nessun criterio discriminatorio in base alla etnia o alla religione di appartenenza). Tuttavia, se confrontiamo l'iter formativo di queste figure – solo 1.200 ore di formazione obbligatorie - con l'iter che seguono gli infermieri – cinque anni di università – anche l'argomento di cui sopra cade: per non avere personale non specializzato si impedisce di assumere gli infermieri (più preparati) a favore degli O.S.S., che sono per definizione molto meno preparati dei primi.
Ma hanno un pregio, sottolinea l'assessore: non sono figure “importabili” dai Paesi di religione islamica.
Certo, nulla vieta che gli extracomunitari si formino come operatori socio sanitari qui da noi, se non ci fosse il solerte assessore Tosi a “cestinare” decine e decine di domande degli extracomunitari.
Non c'è che dire, è proprio la Casa delle Libertà: libertà dal rispetto delle norme fondamentali che stabiliscono i diritti di base dei singoli, in ossequio alla cecità derivante da pregiudizi medievali.
Peccato che sia lo stesso Coordinamento Regionale del Collegio degli infermieri ad affermare che gli infermieri comunitari, favoriti rispetto agli extracomunitari in quanto non devono, ottenere il riconoscimento del titolo, né sostenere l'esame di lingua, né l'esame sulla conoscenza delle norme della professione: tutti requisiti richiesti ai primi per potere lavorare.
Ma non è per questo detto che gli infermieri comunitari siano i migliori nel lavoro: lo stesso Coordinamento sottolinea che spesso gli infermieri tedeschi, spagnoli, francesi ecc. spesso sono messi a lavorare in corsia senza sapere nemmeno una parola di italiano, con le immaginabili conseguenze per la sicurezza dei pazienti.
Però sono di religione cattolica, vuoi mettere... certamente saranno migliori degli extracomunitari.
Cito in conclusione un pezzo rap di Metro Stars (Maxi B e Michelle da Lugano), “Dov'è Dio”, sui cattolici e le loro crociate (anzi, le loro croci) che nel caso appena illustrato è piuttosto illuminante:
Uno strumento di tortura appeso al muro non migliora una persona.
Veneto, Immigrazione, Infermieri, Discriminazione.
2 commenti:
galan unica garanzia gentilini baluardo veneto
IO SONO UN INFERMIERA MUSULMANA CHE PORTO IL VELO E NON HO MAI AVUTO PROBLEMI A CONCILIARE LA MIA RELIGIONE CON LA MIA PROFESSIONE!
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