Prove tecniche di bispensiero
Sottotitolo: "il 2005 come 1984".
George Orwell era indubitabilmente un genio. So di non fare una grande scoperta nel dire questo, ma non ho potuto esimermi dal ribadirlo, soprattutto rendendomi conto di quali capacità di preveggenza egli abbia dimostrato in quella, tra le sue opere, che per me è la più importante, vale a dire “1984”.
Il fatto che Orwell fosse dotato di felicissima ispirazione è comprovato anche dal concreto verificarsi nella realtà di quanto egli ha previsto.
Un piccolo esempio.
Il bispensiero: l’arte di mentire sapendo inizialmente di mentire, ma poi di riuscire a dimenticare la verità, e quindi di dimenticare il fatto stesso di averla dimenticata, autoconvincendosi, in definitiva, che la menzogna sia sempre stata l’unica e sola verità.
Se ne parla nel libro in questi termini:
Sapere e non sapere. Essere cosciente della suprema verità nel mentre che si dicono bene architettate menzogne, condividere contemporaneamente due opinioni che si annullano a vicenda, sapere che esse sono contraddittorie e credere in entrambe. Usare la logica contro la logica, ripudiare la morale nel mentre che la si adotta, credere che la democrazia è impossibile e che il Partito è il custode della democrazia. Dimenticare tutto quel che era necessario dimenticare, e quindi richiamarlo alla memoria nel momento in cui sarebbe stato necessario e quindi, con prontezza, diimenticarlo da capo: e soprattutto applicare lo stesso processo al processo stesso. Questa era l’ultima raffinatezza: assumere coscientemente l’incoscienza, e quindi, da capo, divenire inconscio dell’azione ipnotica or ora compiuta. Anche per capire il significato della parola “bispensiero” bisognava mettere, appunto, in opera il medesimo.
(da 1984 di George Orwell, ed Mondadori, collana Classici Moderni Oscar, 1999)
Molti, leggendo queste righe, avranno pensato che è una bella invenzione, un procedimento certamente intrigante ed inquietante, ma buono solo per un’opera di fantasia, nella realtà del tutto inverosimile ed oggettivamente non replicabile.
La prima volta che lessi questo libro la pensai anche io allo stesso modo.
Ma negli ultimi tempi gli eventi mi hanno costretto ad ammettere che non c’è nulla di più sbagliato: il bispensiero esiste, c’è chi lo applica normalmente.
L’eco nitida delle parole sul bispensiero mi è tornata alla mente qualche settimana fa, mentre un brivido di terrore correva lungo la mia schiena, leggendo queste dichiarazioni sue, ovviamente sempre e solo sue.
Ne trascrivo testualmente gli estratti più significativi:
"Io non sono mai stato convinto che la guerra fosse il sistema migliore per arrivare a rendere democratico un paese e a farlo uscire da una dittatura anche sanguinosa", ha detto Berlusconi. [...]"Io - ha detto ancora il premier, a pochi giorni dall'inchiesta di Repubblica sulle responsabilità del governo italiano nella costruzione di prove false sulle armi irachene - ho tentato a più riprese di convincere il presidente americano a non fare la guerra (...). Ho tentato di trovare altre vie e altre soluzioni, anche attraverso un'attività congiunta con il leader africano Gheddafi. Non ci siamo riusciti e c'è stata l'operazione militare (...). Io ritenevo che si sarebbe dovuta evitare un'azione militare".
Alla luce di quanto precede, non pensate che Orwell fosse una specie di Cassandra?
Certo, il Sig. B. deve ancora impadronirsi della tecnica, però le basi del bispensiero dimostra di averle comprese benissimo. Deve esercitarsi, ma non gli mancano gli strumenti per imparare bene, per nostra sfortuna.
Leggendo quelle sue dichiarazioni mi è tornata alla mente anche una frase di Oscar Wilde, quella che afferma che non è l’arte ad imitare la vita, ma è la vita che imita l’arte.
L’avevo sempre presa come una provocazione... ci voleva il Cavalier Banana per capire che Orwell e Wilde dicevano la verità.
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