Il Messia è sempre assolto
Da qualche giorno, causa frane e smottamenti vari, chi aveva fatto finta di dimettersi, rinunciando al proprio incarico, ha preso l'occasione al volo e si fa vedere sempre sul luogo del disastro. Giubbino blu della Protezione Civile, a volte il caschetto che fa tanto capocantiere, compare generalmente al capezzale di signore disperate, in lacrime, che gli raccontano di aver perso la casa, averi, tutto quanto. Egli le ascolta, con lo sguardo compassionevole, lo sguardo pensoso, già volto alla ricostruzione, che è il suo mestiere. Se a volte non rispetta la legge bisogna sorvolare, ché quelli come lui stanno al mondo solo per dare risposte immediate - all'emergenza, si intende, non agli imprenditori mezzani, per carità.
"Sono qui per questo", risponde con tono pacato, un po' confessore, un po' guaritore, uno sciamano con elmetto e cazzuola. E io che pensavo fosse giunto di corsa perché avevano aperto un nuovo centro sportivo con sala "massaggi", dei quali, a quanto pare, non riesce a fare a meno.
Comunque sia, l'ordine diramato alle televisioni dal Grande Comunicatore per proteggere l'immagine del suo pupillo deve essere lo stesso di sempre: bagni di folla adorante - per necessità e disperazione - che legittima il Messia. Il popolo, sempre il popolo a legittimare col suo favore ogni porcheria, a conferire la speciale patente di impunità, tanto ambita da chi ha la coscienza sporca. "È stato incastrato" è la litania scelta per fondare l'assoluzione popolare.
L'unica cosa che gli si sarà incastrata è la lampo dei pantaloni.
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